Dati di navigazione: quanto sa internet di noi?

Tra minacce alla privacy e servizio più performante. Come i dati di navigazione cambiano la nostra fruizione del web

Dati di navigazione: quanto sa internet di noi?

I dati di navigazione sono vere e proprie tracce che il nostro girovagare su internet, come un pollicino del cyberspazio, lascia lungo il percorso. Tracce che raccontano chi siamo, cosa ci piace, cosa ci interessa e ci appassiona, cosa potrebbe tornarci utile. Connessioni domestiche e 4G mappano i nostri spostamenti e le nostre abitudini, dipendiamo da esse quanto esse da noi, poniamo le ADSL presenti nel settore a confronto alla ricerca del servizio più performante, siamo muniti di apparecchiature mobile che ci consentono una presenza online pressoché sistematica.

Quali dati di navigazione ci lasciamo dietro?

Siamo diventati utenti esperti, navighiamo in multitasking, siamo abili a reperire tutto ciò di cui abbiamo bisogno e sappiamo informarci su Telecom e i suoi prodotti, quelli di Fastweb, Alice e degli altri operatori, ci sentiamo padroni di una situazione che, nella realtà, ci sommerge e ci domina. E noi ne traiamo anche vantaggio.

La traccia più immediata del nostro passaggio è quella dei cookie, righe di testo grazie alle quali vengono tracciate sessioni di traffico, eseguite autenticazioni automatiche, memorizzate informazioni relative all’utente. A noi. Tali dati di navigazione vengono utilizzati dagli stessi siti che noi utilizziamo per personalizzare il servizio fornito all’utente, rispondendo prontamente a plausibili bisogni del navigante, rivelati attraverso le abitudini di utenza della piattaforma.

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Tracciabilità dell’IP

Il nostro indirizzo IP viene tracciato e memorizzato ogni qualvolta compiamo una ricerca sui motori di ricerca. In tal modo viene eseguita una profilazione degli utenti in cui all’IP viene associato lo storico delle ricerche. Così la rete ‘impara’ a conoscerci e a capire cosa cerchiamo. Procedura resa ancora più immediata da servizi di posta elettronica forniti dalle stesse compagnie a cui ci rivolgiamo per le nostre ricerche – di cui Google ne è l’esempio più splendente – in cui il riconoscimento dell’utente è immediato. I dati, inoltre, restano online per sempre, a meno che non siamo noi ad eliminarli manualmente attraverso la gestione della cronologia.

I banner

Il web ci conosce, sa cosa ci piace e alimenta il circolo. Banner pubblicitari, pubblicità, link di rimando ad altri siti sono un ulteriore elemento di riconoscibilità. I nostri clic aiutano la rete a capire cosa vogliamo, i nostri interessi, il nostro modo di utilizzare internet. E il nostro IP si arricchisce di dettagli.

Archiviazione online

Social network e siti che consentono di archiviare file personali su una memoria online, come ad esempio Dropbox, diventano maxi-contenitori della nostra vita. Sui social siamo noi stessi a mettere a disposizione del pubblico della rete informazioni come spostamenti, foto personali, video. Attività che, a differenza di quanto si verifica nell’arcano mondo dei cookie, compiamo consapevolmente e, spesso, senza la giusta accortezza.

L’eccessiva mole di dati da immagazzinare, poi, ci porta a utilizzare archivi sul web per gestire i milioni di file di cui necessitiamo. File che, sebbene condivisi con parsimonia, viaggiano sul filo invisibile del web ed è sufficiente la condivisione di un link da parte di un soggetto terzo perché materiale personale diventi, in un attimo, merce a disposizione degli altri.

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