Twitter, le frasi più agghiaccianti dei colloqui di lavoro su #LeFaremoSapere

Vanity Fair lancia su Twitter un hashtag dedicato alle magagne del mondo del lavoro e dei colloqui conoscitivi.

Twitter, le frasi più agghiaccianti dei colloqui di lavoro su #LeFaremoSapere

Mentre tornano alla ribalta sui giornali le drammatiche percentuali sulla disoccupazione giovanile, il buon vecchio "mal comune mezzo gaudio" ha un che di liberatorio. Per vedere che cosa si cela dietro a numeri e statistiche di occupati e disoccupati, il famoso giornale Vanity Fair ha promosso un sondaggio su Twitter per selezionare le frasi più sconcertanti subite dagli aspiranti lavoratori ai famigerati colloqui che, talvolta, hanno ancora luogo nel Belpaese.

Basta cercare la tendenza denominata #LeFaremoSapere - la temuta frase che spesso presuppone un "A mai più rivederci" - e se ne possono leggere delle belle. Si fa per dire, ovviamente, dato che le donne e gli uomini che hanno aderito all'iniziativa condividendo le proprie disavventure sul web stanno di ora in ora snocciolando frasi e commenti che rivelano, ancora una volta, i profondi problemi e limiti in cui versa il mondo del lavoro italiano.

Parlando di giovani, troviamo casi in cui il paradosso è di casa, quando ad esempio si cercano neolaureati o neodiplomati, ma che abbiano esperienza. Il cane inizia quindi a mordersi la coda: i giovani sono desiderati con l'esperienza, ma ben pochi datori di lavoro sono propensi ad offrirla per primi. La massima del "nessuno nasce imparato", evidentemente, non va più di moda.

A volte, invece, l'esperienza diventa troppa, così come l'attività accademica che può portare chi ha studiato più degli altri ad essere etichettato con l'infausta perifrasi di troppo qualificato. Come se fosse una vergogna, o come se la specializzazione nel proprio campo fosse un vezzo e non presupponesse, invece, sacrifici e impegno.

Risulta molto presente anche lo spettro dei tirocini o, addirittura, dei lavori non retribuiti, benché alcune amministrazioni si stiano impegnando nella regolamentazione dei famigerati stage, troppo spesso utilizzati come pozzi di manodopera gratuita. E sempre nell'ambito dello scarso rispetto della persona, va forte anche il rumorosissimo silenzio stampa di molti enti e aziende, così che l'invio dei curricula e l'attesa di risposte dovute (anche negative, per carità!) diventa una frustrante attività a senso unico basata sull'attesa. Quasi come parlare da soli.

Per concludere, il triste primato tra le ragazze che contribuiscono al sondaggio sta andando al fenomeno ancora troppo diffuso della discriminazione femminile: la donna che ha un cv adatto, ma che, in quanto potenziale madre, può creare problemi e dunque, peccato non sia un uomo. Come se un uomo, dal canto suo, non fosse un potenziale padre con i suoi doveri e responsabilità. Molte donne che hanno scritto della loro esperienza (e chissà quante altre!) si sono sentite dire che una possibile maternità è vista come un ostacolo e che il matrimonio o un marito con un'occupazione sono considerati buoni argomenti per essere scartate come candidate.

Il problema è dunque più profondo. È economico, sicuramente, ma è anche un problema di mentalità e di scarsa considerazione dei diritti della persona. In Italia, pur non essendo così dappertutto, queste sacche di inciviltà sono ancora troppe. Oggi più che mai il nostro paese ha bisogno di un cambio di rotta, altrimenti saranno sempre di più gli italiani che decideranno di cambiare la rotta per conto proprio, dicendo loro per primi all'Italia #LeFaremoSapere.

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